E voilà, ottobre se n'è andato e sto per diventare ufficialmente una chômeuse...
Infatti, nonostante faccia ancora qualche ora qua e là, ho già potuto prendere rendez-vous con un consigliere Pôle Emploi per vedere un po' quello che mi tocca... Nel frattempo, prima di tediarvi ancora una volta con le mie beghe burocratiche (ma quando ce vo', ce vo'), mi godo la mia ritrovata libertà.
Già venerdì, mio primo giorno di riposo, non mi sono riposata per niente, ma ho fatto Arles tappa seconda. Come forse qualcuno ricorderà (non ricordate?
male!) ad aprile avevo acquistato un biglietto valido per tutti i monumenti della città, ma ovviamente non avevo potuto vedere tutto in giornata, così mi ero ripromessa di tornare, anche per vedere la mostra su Van Gogh.
Troppo tardi, la mostra è già finita, ma in compenso ho potuto vedere le Terme di Costantino, il Museo Réattu (cui appartiene il Picasso a lato) e la necropoli Alyscamps.
Come solito, accoglienza tiepiduccia del personale, nessun supporto di visita, ormai ci ho fatto il callo, Arles è così.
Ma, penso, per fortuna a pranzo troverò la fantastica tarte ai porri, mozzarella e zucchine al Grillon, dove avevo mangiato l'altra volta. Mi siedo, ordino e già noto personale diverso: vabbé, mi dico, avranno cambiato camerieri. E invece no, purtoppo tutto è cambiato: la mia cara tarte fait maison ha lasciato il posto ad un'untuosissima pasta sfoglia industriale con un miscuglio imprecisato al di sopra... Se non l'avessi saputo, mai e poi mai avrei indovinato gli ingredienti!
Così, abbastanza delusa dai monumenti e direi scioccata dal pranzo, rientro nel primo pomeriggio, e trovo già gente mascherata per strada. E sì, perché è Halloween, che notoriamente io detesto: e non è un caso che la sera stessa partecipi ad una serata dichiaratamente anti Halloween dove la parola d'ordine è... venite vestiti normali!
Ma niente baldoria, il sabato sveglia presto perché con Audrey abbiamo programmato una giornata a Aix-en-Provence. Meeting point a Arles, dove carico ma poulette e quella matterella di Cloé, e via, ci dirigiamo verso la meta.
C'è da dire che "programmato" è proprio il termine giusto per definire la giornata: infatti Audrey, da vera professionista del turismo (persino più pignola di me) ha stilato una lista degli immancabili di Aix, con tanto di piantina a fronte, e addirittura ha già calcolato quanto spenderemo a testa tra carburante e autostrada... A questo punto, non resta che lasciarsi condurre dal navigatore direttamente a casa di Césanne!
Sembra facile, in realtà credo abbiano cambiato diversi sensi di marcia in centro città perché il navigatore ha perso completamente la bussola una volta arrivati là. Fortunatamente, il mio navigatore "umano" (
ma poulette, appunto) mi indirizza un po', e dopo aver vagato una decina di minuti per trovare parcheggio, finalmente approdiamo all'
atelier del Maestro.
Che dire, un'emozione: pensare che lì sono nate tutte le nature morte che ho visto sui libri di storia dell'arte, guardare fuori dalle finestre e vedere quella luce così intensa che si ritrova sulle tele, vedere ancora tutti i suoi oggetti al loro posto... peccato che le foto siano vietate!
Riprendiamo la macchina e ci ri-dirigiamo verso il centro (l'atelier di Cézanne è nella parte alta della città).
Rassegnate all'idea che mai e poi mai troveremo un parcheggio gratuito e all'aria aperta, ci dirigiamo verso il parcheggio sotterraneo a (lauto) pagamento. In genere io ho un po' il terrore di questi parcheggi: ho paura di non ritrovare la macchina, di non trovare l'uscita per i pedoni, di restare bloccata sottoterra... ma stavolta mi dico: sono in compagnia, che vorrà succedere?
Fila chilometrica, prendo il biglietto all'ingresso (livello -3), e che succede? Non si alza la sbarra. Fortuna che c'è un omino più in là dietro il vetro, che lavora pure se è il 1° novembre, mi sbraccio un po' e gli faccio cenno che la sbarra non si alza. Mi dice: ma il biglietto ce l'hai? Lo sventolo in aria. E l'omino mi alza la sbarra. Da notare che è già la seconda volta che mi succede, ma l'altra volta era in uscita dall'aeroporto di Marsiglia... molto peggio, mi ero già immaginata di dover passare la notte nel parcheggio.
E quindi,
uscite a riveder le stelle, ci troviamo accanto all'Ufficio turistico. Salutata a modo nostro la statua di Cézanne, che qui è veramente ovunque, percorriamo Cours Mirabeau, andiamo a dare un'occhiata ai lavori all'
Hotel de Caumont, sito Culturespaces che aprirà a maggio dell'anno prossimo, e a pranzo ci spariamo un bel (e buono) piatto di cannelloni al brocciu, formaggio còrso.
In
terrasse, al sole di Provenza... che chiedere di più?
Pomeriggio: Musée Granet (anche qui foto vietate, sigh), Cathédrale Saint-Sauveur (mio Dio, quanti stili sovrapposti!), Pavillon de Vendôme (dove Cloé ha fatto la
Petite Sirène a bordo della fontana) e in mezzo piazze, vie, vicoli e vicoletti pieni di gente, boutiques e negozi di ogni leccornia concepita dall'essere umano provenzale (uno su tutti: il
calisson). Ma essendoci ingozzate come oche a pranzo, siamo state brave e non ci siamo fatte tentare... solo qualche tartelette al cioccolato sulla strada del ritorno!
PS: questo post è dedicato a Audrey, che domattina avrà qualcosa da leggere che la terrà occupata almeno 5 minuti (e altri 5 per tradurre le parole che non sa), cosa che le farà pesare di meno la mia assenza e la sua grande solitudine al lavoro, in questo periodo di secca turistica.
Un ringraziamento particolare a Cloé per le tartelettes, squisite!