E pure settembre volge al termine... In teoria sarei alla fine della mia (ennesima) avventura francese, senonché il mio contratto è stato prolungato di un mese, quindi mi vedo "costretta" a rimanere ancora almeno fino a fine ottobre (c'est une blague, in realtà avevo già previsto di rimanere comunque fossero andate le cose).
Quindi, per festeggiare la nostra permanenza chez Culturespaces, con Audrey siamo andate giovedì sera al pub O'Flaherty's a Nimes, per ascoltare The Littles, cover band dei Beatles (che adoriamo entrambe). Ci raggiunge pure Cloé, un'amica di Audrey che lavora ai bastioni di Aigues-Mortes... insomma, un bel trio di folli.
Pinte di (ottima) Kilkenny, canzoni meravigliose (che non ho mancato di cantare a squarciagola, notando con piacere che a distanza di anni ricordo ancora tutte le parole a memoria!), pubblico un po' timido, almeno all'inizio... poi grazie a un tizio che, visibilmente alticcio, ha cominciato a muoversi un po', finalmente qualcuno si alza dai tavoli, e a questo punto insieme a Cloé non abbiamo resistito e ci siamo lanciate...
A lato, résumé della serata (montaggio sapientemente curato da Audrey, non sia mai che mi impadronisco di opere altrui!).
Ma siccome io sono fondamentalmente una donna di cultura, venerdì sera mi rifaccio andando a teatro. Ma non un teatro convenzionale: vado alla Chocolaterie a Montpellier, una specie di capannone adattato a sala teatrale (bellissime le panche di legno foderate e ricche di cuscini di varie forme e colori, che puoi prendere e sistemarti come ti pare!!), dove i gestori sono à la fois sceneggiatori, attori, insegnanti di recitazione e alla fine della pièce ti offrono pure un bicchierino!
Spettacolo leggero, divertente, piacevole... tornerò!
E ieri, il top: ho saputo concentrare in un pomeriggio appuntamenti con tre persone diverse in tre luoghi diversi, approfittando della mia presenza nei dintorni di Sète.
Documento di visita alla mano (da restituire all'uscita), ci immergiamo in un'oasi di pace e tranquillità, ammiriamo la facciata della chiesa abbaziale, davvero imponente (e ci divertiamo a trovare simboli e personaggi scolpiti sui capitelli del nartece), ed entriamo, scoprendo che la chiesa oggi ospita delle botti di vino enormi!
Presi dalla sindrome del turista giapponese, scattiamo non so quante foto, e, attraverso una porticina laterale, passiamo al chiostro, luogo più che suggestivo, in cui si trova ancora la fontana dove i monaci si lavavano le mani prima di mangiare (Valmagne è una delle pochissime abbazie ad aver conservato intatta la fontana, stando al documento di visita). Scattiamo ancora decine di foto (da dimenticare invece il refettorio che è stato completamente manomesso in epoca rinascimentale, sembra di stare in una sala del Palazzo Ducale di Urbino, è davvero un cazzotto in un occhio!), per poi accorgerci che sono già le 5 e arriverò inesorabilmente in ritardo al mio appuntamento n.2.
Rapidissima degustazione dei vini prodotti nei terreni circostanti (l'Abbazia oggi è proprietà dei discendenti dei conti di Tolosa che l'hanno acquistata nell'800, facendone una proprietà vinicola), saluto Jonathan e filo a Sète, dove Laurie mi attende per la visita della mostra su Joan Mirò al Musée Paul Valery.
Essendo arrivata in ritardo, abbiamo circa un'ora per visitare la mostra, interrogandoci sulle varie opere di Mirò e cercando di dare una nostra personale interpretazione (chi l'avrebbe mai detto che mi sarei cimentata nell'esegesi del re del Surrealismo?). Cerchiamo di dare un'occhiata fugace anche alle collezioni permanenti, ma il tempo è tiranno (e rischiamo pure di farci rinchiudere nel sous-sol mentre ammiriamo gli scorci del porto di Sète), è ora di levare le tende.
E visto che sono a Sète, come non fare una visitina al mio caro Daniel? E infatti l'appuntamento n. 3 prevede una cena al ristorante italiano più reputato di Sète, a detta sua, il Casa Italia.
Ora, in genere sono molto diffidente nei confronti di ristoranti italiani all'estero, ancora di più quando vedo cose bizzarre nel menù (pizza Marguerita o Quatro Stagione, funghi nella carbonara, e un misero piatto di pasta con la panna - solo panna, sì!- a 10,50 €, ma scherziamo?), ma siccome so che Daniel è un tipo esigente in fatto di bouffe, faccio a fidarmi.
E faccio bene: ordino la Quatro Stagione e con mia grande sorpresa è davvero ottima! La pasta è sottile e leggera, la mozzarella è vera mozzarella, il condimento è assolutamente perfetto (mi è capitato a volte di mangiare pizze dove lo strato di condimento era di circa 5 cm: non è che più roba ci metti, più la pizza è buona, eh!), e la ciliegina sulla torta è il dessert, che ci smezziamo: due meravigliosi profiteroles i cui bigné sono fatti chiaramente in casa.
Degna conclusione di una giornata piuttosto impegnativa...
E oggi pomeriggio, visita al Museo Archeologico di Lattes, così, tanto per sapere cosa c'era nei dintorni prima e ancora prima...
L'avevo detto che sono una donna di cultura, io!
We all live in our yellow submarine,
RispondiEliminaYellow submarine, yellow submarine... :)