giovedì 6 marzo 2014

Rewind, please!

Siccome immagino che i miei lettori stiano fremendo dal desiderio di scoprire come tutto cominciò, ebbene sappiano i suddetti lettori che il loro desiderio sarà esaudito nelle righe che seguono.

Come molti sapranno, a gennaio ero già venuta in Francia per due diversi colloqui, uno a Digione e l'altro a Chinon, vicino Tours, sempre nell'ambito (eno)turismo-cultura. Il colloquio a Digione non mi aveva soddisfatto particolarmente, quindi non è che ci sperassi molto, mentre nell'altro mi sembrava che fosse andato tutto bene, un'ora di entretien comprensiva di simulazioni di situazioni e dialoghi in inglese per verificare il livello di conoscenza della lingua... cacchio mi ero proprio piaciuta! Mi sono detta: vai, questa è la volta buona! anche perché i tizi che mi "interrogavano" avevano fatto la faccia di chi poi ti dirà "ok, sei dei nostri". 

Beh, purtroppo non è andata affatto così. Dopo una settimana, dopo che io e i miei fratelli, che gentilmente si sono offerti di accompagnarmi, ci siamo sparati più di tremila chilometri di macchina in cinque giorni, mi mandano un'e-mail per dirmi che il mio profilo è tanto, tanto interessante, che loro avrebbero tanto bisogno di me... ma purtroppo hanno scelto un'altra persona. Ma come? Prima mi "allisci" poi mi pugnali? 
Dramma. 
Ho pensato: cara mia, non riuscirai mai e poi mai a schiodarti da qui e vedere come funziona dove le cose funzionano, sei condannata a restare dove ci si deve arrangiare per far camminare la pecora...

Senonché, avendo già adottato un piano B (che prevedeva, secondo il mio pessimismo cosmico, di inviare CV a manetta non appena tornati dal viaggio, in vista di un possibile fallimento della "missione"), dopo circa una settimana dal gran rifiuto trovo un'offerta di lavoro sul sito Culturespaces. Fico, penso, è da qualche tempo che seguo questa società, fanno un sacco di cose, hanno progetti in tutta la Francia... mi ci fiondo. Il posto (Aigues-Mortes) non mi dice granché, avrei preferito una Parigi o il campo di battaglia di Waterloo, ma serve per iniziare. 
Invio il CV.

Due giorni dopo mi rispondono: ci dispiace, ma i posti disponibili sono già stati assegnati. Ci riserviamo di conservare il suo CV per i prossimi sei mesi.
Furore immenso: inizio a mandare CV a più non posso, qualcuno mi dovrà pur volere! Par contre, la risposta è sempre la stessa:  il suo profilo è tanto, tanto interessante, avremmo tanto bisogno di lei... ma purtroppo abbiamo scelto un'altra persona, grazie.

Non c'è speranza, mi rassegno a una vita di stenti. Non economici, non è che devo diventare Bill Gates. Stenti di soddisfazione, entusiasmo. Vorrei lavorare in un ambiente che mi dia speranze di crescita professionale, che mi faccia avere dei risultati per aspirare ad ottenerne di altri. 
I miei ex colleghi sanno di cosa sto parlando.

MA, e qui arriva il colpo di scena, venerdì 31 gennaio mi arriva una mail insperata: Culturespaces mi dice che una persona ha rinunciato all'incarico, e mi danno appuntamento per il venerdì successivo (7 febbraio) per un colloquio a Nimes.

Sono assalita da ogni tipo di dubbio: come ci vado a Nimes? Ma sono sicura di andare? Non è che finisce come l'altra volta, paghi viaggio, albergo & Co. e poi fai un'altro buco nell'acqua? Passo un giorno intero così, poi dico: basta, ultimo tentativo, o la va o la spacca.

Nimes è facilmente raggiungibile: Ryanair Roma-Marsiglia Vitrolles, poi Intercites Vitrolles-Nimes e il gioco è fatto. Questa volta, è mamma che viene a farmi compagnia.
Con la scusa dei miei colloqui, praticamente tutta la mia famiglia può dire di essere venuta in Francia.

Venerdì mattina, apparentemente in forma come non mai, ma con un groppo interiore così, vado a fare il colloquio con quella che potrebbe essere la mia papabile responsabile, Mathilde, e con il super-mega direttore Culturespaces di Nimes. Colloquio lampo, un quarto d'ora sì e no, domande secche ed essenziali, test d'inglese parlato (già sperimentato). Visto che il contratto è previsto dal 17 febbraio (cioè dopo soli 10 giorni), mi dicono che il pomeriggio stesso avrò la risposta. 
Esco, vado a fare pranzo. 

Ho una sensazione di estrema inquietudine, sento che potrei aver dato molto di più, sono fortemente insoddisfatta. Tengo il cellulare più che a portata di mano, visto che solitamente tendo a dimenticarlo un po' qua e un po' là (non vi è mai capitato di chiamarmi per ore e di non ricevere risposta? appunto), ma questa benedetta chiamata non arriva. Poi, alle 18, finalmente uno squillo: "sono Mathilde, per noi è ok" mi fa, come se mi stesse parlando di noccioline.

A momenti svengo: sono felice, al settimo cielo, ma dopo 2 secondi realizzo che ho 10 giorni per trasferirmi, trovare una casa, sistemarmi... COME FACCIO???

Qui mi rendo conto che l'ho tirata un po' per le lunghe.
Suspence... al prossimo post.
(à suivre)


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