mercoledì 25 giugno 2014

Coupe du Monde (amère)

Vivere una Coppa del Mondo all'estero è dura. Vivere una Coppa del Mondo che finisce così è peggio.
E io m'ero pure portata apposta il decoder da casa per poter vedere le partite...

Ma torniamo indietro.
Sabato 14 giugno. L'estate è alle porte, iniziano i Mondiali per l'Italia e io manco l'unica partita (forse) decente della mia Nazionale (non avendola vista non so se era decente, ma almeno abbiamo vinto), perché ero a fare l'Apéroplage, che si è trasformato in una lunghissima serata da cui sono riuscita a liberarmi solo a mezzanotte e mezza con l'intento di vedere almeno il secondo tempo.
Ovviamente, appena ho appoggiato l'orecchio al cuscino sono crollata (giusto il tempo di gioire per il gol di Balotelli), il rosé che avevo in circolo ha dato i suoi frutti.


Venerdì scorso, il giorno della grande débacle contro Costarica (il o la, devo ancora capire, se qualcuno può illuminarmi lo faccia), sono andata con Daniel in un pub-enoteca alle porte di Montpellier per vedere il match dell'Italia e à suivre Francia-Svizzera.

Ora, è già una sofferenza incalcolabile non poter sbraitare come fai quando vedi la partita coi tuoi amici o, meglio ancora, da sola (sono capace di monologhi che neanche la buonanima di Martellini sarebbe in grado di fare), ma è ancora peggio quando sei sotto di un gol e i Francesi che siedono intorno a te, già arrivati per avere i posti buoni per la partita dei Bleus, festeggiano ogni volta che l'arbitro fischia a favore dei Costaricani.
Al fischio finale, poi, manca la ola.
E dire che un'ora più tardi io cantavo pure la Marsigliese... Va beh, pensavo, tutto sommato abbiamo ancora una chance, basta che Matador & compagni non siano tanto in forma.
Una delle poche volte nella mia vita in cui mi sono sentita ottimista.

Per la cronaca Francia-Svizzera 5-2 (e Benzema ha sbagliato un rigore e l'arbitro non ha convalidato un sesto gol perché ha fischiato la fine della partita mentre il suddetto Benzema tirava in porta).
C'è mancato poco che tirassero giù il soffitto.

E stasera, ore 17.55, puntuale come un orologio svizzero sono davanti alla tv, dopo aver passato la giornata a Nimes per conseguire l'abilitazione elettrica (obbligatoria in Francia, anche per tirare su tre levette nel contatore!), essere tornata a buona andatura ed essermi fatta una doccia vite fait.
Finalmente riesco a sentire Buffon che "intona" Fratelli d'Italia (forse sarebbe più giusto dire "urla") e, altrettanto finalmente, posso imprecare e mandare dei vaffa, come nella migliore tradizione, nella solitudine della mia stanza e della casa tutta.
La partita si rivela, anche questa da tradizione, una vera e propria palla, attaccata al catenaccio: i nostri sono lenti, macchinosi, imprecisi, in breve già dal 5° minuto si vede che giocano solo ed esclusivamente per difendere il patetico 0-0 che li condurrebbe agli ottavi. Tradotto in soldoni: il modo migliore per perdere una partita.

E infatti, all'81° minuto, uno (per me, magari per voi no, ma io sono una donna, che ne capisco di pallone) sconosciuto Diego Godìn, preciso come qualcuno che ti telefona mentre hai appena messo a tavola degli spaghetti alla carbonara, con una capocciata su calcio d'angolo beffa Buffon e ci manda all'inferno.

Improvvisamente ci svegliamo, tiriamo fuori le ultime energie che abbiamo in corpo (farlo dall'inizio della partita, no?), cerchiamo di sfruttare anche i 5 minuti di recupero che ci vengono concessi, ma niente: l'Uruguay passa, e noi ce ne torniamo a casa.


Io sono sempre una donna, e di pallone non ne capisco nulla (ma so cos'è un fuorigioco, e non mi pare poco!), però Cesarone (Prandelli), ormai dimissionario, vorrei farti due domande, ma anche tre, ma anche quattro o forse di più: perché ti ostini a convocare un brocco come Thiago Motta? Perché non se lo riprende il Brasile, così almeno lui forse diventa campione del mondo? Perché Marchisio, di fronte ad un arbitro che si chiama Moreno (già cattivo presagio!) ed è soprannominato Dracula, decide di farsi cacciare quando manca ancora mezz'ora? Perché Antonio Cassano, che non è partito titolare, sia venerdì che oggi dopo 5 minuti aveva già il fiatone e la faccia di uno che ha i crampi alla fine di un secondo tempo supplementare? Perché hai voluto giocare quest'ultima partita tutta in difesa, quando tentando il tutto per tutto, o almeno giocando come una squadra normale, avremmo avuto una chance?

Alla fine della fiera: l'Italia è fuori, eliminata, kaputt (sebbene in compagnia di un'altrettanto non eccellente Inghilterra), non mi resta, volente o nolente, che tifare Francia, così almeno manterrò la mia incolumità fisica.
Allez les Bleus, allez les Bleus...

venerdì 20 giugno 2014

Camargue Autrement!

E veniamo alla giornata di martedì! 
Come dicevo nel post precedente, la mattina quando mi sono svegliata non è che fossi proprio fresca come una rosa, in più sono anche arrivata in ritardo di 5 minuti all'appuntamento con Andréa, che sono diventati 7 o 8 per arrivare a Le Grau du Roi  per la visita in 4x4 (e tutti gli altri erano già lì che aspettavano noi, ma questa scena mi è più che familiare...).

Quindi saliamo a bordo del 4x4 (8 persone in tutto, più la guida) e poco dopo ci fermiamo a bordo degli stagni per vedere i fenicotteri. Vanessa, la guida, ci illustra tutta la catena alimentare che porta i fenicotteri ad avere la colorazione rosa (non ve lo ricordate più? male, male, cliccate qui), anche se inizialmente nascono bianchi (e questo non lo sapevo!). 
Passiamo poi lungo le mura di Aigues-Mortes per passare all'aperta campagna dove troviamo mandrie di tori, allevamenti di cavalli, risaie, vigneti, e Vanessa ci parla di volta in volta delle tradizioni taurine (course camarguaise, abrivado, bandido...), dell'architettura delle tipiche capanne dei guardiani (ce ne sono un sacco ancora oggi!) dai tetti ricoperti di canne, della viticoltura. 

Due soste golose, la prima in una manade dove assaggiamo dell'ottimo rosé des sables insieme al salame di toro e la fougasse dolce di Aigues-Mortes, la seconda al Mas du Notaire, dove degustiamo vino rosso e bianco (visto il caldo propendo ampiamente per il secondo) insieme alla fougasse salata (la fougasse è una specie di focaccia, tipica della Provenza). 
Se Andréa è felice di trovare la fougasse salata, perché ne va matta e perché io non l'avevo mai assaggiata, nonostante me ne avesse già parlato, lo è un po' meno trovando del vino (non beve alcolici!) e dovendosi accontentare di un succo d'uva...
Al Mas du Notaire visitiamo anche le cantine, e ritrovo con piacere termini che utilizzavo nella mia visita guidata a Château Pape Clément (ancora mi ricordo dell'ouillage e della part des anges!) e posso permettermi pure di fare finta di essere una che ne capisce... che classe!
Breve: partenza alle 9, ritorno alle 13 inoltrate, giro di un'ottantina di chilometri alla scoperta di una zona meravigliosa... considerando che non abbiamo neanche pagato (dietro presentazione della solita carta fornitaci da Culturespaces), una mattinata perfetta!

mercoledì 18 giugno 2014

New entry!

Ed ecco che la premiata ditta Lucia&Christine ha acquisito un terzo colocataire

Si chiama Romain, ha 33 anni ed è un ragazzone della regione parigina che ha deciso di fare armi e bagagli e trasferirsi nel profondo Sud. 
In realtà è arrivato venerdì, ma visto che ho lavorato tutto il weekend e lui pure (lavora in spiaggia, rifocillando col suo carrettino gli innumerevoli bagnanti durante la giornata e la sera in un ristorante) ci siamo incrociati solo lunedì mattina. L'avevo già visto mercoledì scorso, quando è venuto per "l'intervista" di rito (mica possiamo accasarci uno chiunque, no?), ma non ci siamo parlati moltissimo, e lunedì l'ho un po' trascurato perché avevo una settimana di faccende domestiche da fare, ivi comprese les courses.
Lunedì sera, se ne torna a casa con una bottiglia di Cabernet Sauvignon sotto braccio e un salamino, e mi chiede se gradisco. 
Mèmore del caro Cabernet Sauvignon bordelese, ovviamente non rinuncio e mi versa un bicchierino, che sorseggio mentre finisco di preparare la ratatouille. Nel frattempo Christine rientra dal lavoro e bicchierino anche per lei, la mia ratatouille è pronta, ma è presto per mangiare e ci sediamo in giardino per l'aperitivo. 
L'aperitivo diventa very long (nel frattempo abbiamo aperto pure una bottiglia di rosé), tanto che a solo a mezzanotte ci rendiamo conto di non aver cenato! Quindi insalata, mozzarella, vari formaggi usciti dal frigo di Christine, la mia insuperabile ratatouille e il gioco è fatto! 
A un certo punto Christine va a nanna, io e Romain restiamo ancora un po' a discutere e senza accorgercene... sono già le 4, il che è drammatico per me perché ieri mattina avevo appuntamento alle 8.40 con la mia collega Andréa per andare a fare una visita in 4x4. 
Come me sò svegliata male ieri mattina...

domenica 15 giugno 2014

E vai col weekend!

Ho latitato un po' dall'ultimo post, ma sembra che non mi basti mai il tempo!!! 
Nel frattempo mi sono dannata l'anima perché Djokovic non è riuscito a vincere il Roland Garros, ho appreso che Fanny diventerà la signora Balotelli, che les Bleus sono apparentemente molto carichi (dice Dechamps come nel '98, staremo a vedere) e che Scajola è ai domiciliari (a casa di chi? è la sua, non è la sua, gliel'hanno comprata ad hoc a sua insaputa?).

Dunque, settimana abbastanza impegnativa dal punto di vista lavorativo, non tanto per le (scarse) presenze, ma perché è stato un caldo infernale, degno del nostro migliore agosto tropicale. 
Se poi ci mettete che mercoledì sono andata con la stagista a distribuire volantini (a piedi) dalle 10 alle 15 (l'orario migliore!), e che giovedì mattina ho partecipato alla simulazione della visita animata della suddetta stagista in giro per Aigues-Mortes, dalle 11 a mezzogiorno, e per di più in tenuta Culturespaces, vale a dire vestita di nero...

Nonostante lavorassi pure durante il fine settimana, non mi sono lasciata demoralizzare e mi sono data alla pazza gioia.
Così venerdì sera, sono andata con Audrey alle Féeries du Pont, spettacolo meraviglioso di luci, suoni e fuochi d'artificio al Pont du Gard.
Siamo partite da Aigues-Mortes alle 19 e, dopo una tappa cambio d'abito a casa di Audrey, ci siamo dirette verso il Pont du Gard.

A detta di Audrey, gli anni scorsi c'era la fila già qualche chilometro prima di arrivare al sito, ma venerdì tutto è filato liscio (forse perché nel pomeriggio c'è stato un temporale, e molti hanno desistito) e siamo arrivate intorno alle 20.30. 
Ci siamo comprate un panino e siamo andate a cercarci un posto sull'erba (secca, perché qui non ha piovuto proprio per niente!).
Nel frattempo, la Banda Bruti (gioco di parole, un abruti in francese è un imbecille) gironzolava tra la folla con un curioso repertorio spagnoleggiante, latinoamericano e anche un po' malinconico tipo circo triste dal vago sapore balcanico (avete presente la canzone I Pagliacci di Vinicio Capossela? ecco, così).

Al calar del sole, il Ponte si illumina come per magia: le arcate variano dal rosa al verde fino al blu, ed è sempre più suggestivo man mano che scende la notte. Nel frattempo il prato si riempie (la vicina mi stende letteralmente la sua serviette sulle gambe. Porta pazienza, Lucì...).
E poi, voilà: danzatori-acrobati-arrampicatori che vestono una tuta luminosa appaiono, insieme a un curioso pescatore multicolor, e il Ponte si anima di luci e colori, auto che lo percorrono, si trasforma in una specie di tetris, prende l'aspetto di pelle di serpente, ci nascono sopra dei funghi giganti... il tutto a suon di musica e fuochi d'artificio per la bellezza di un'ora.

Al momento di partire, ci rendiamo conto che, avendoci fatto parcheggiare il tizio all'ultimo ma proprio l'ultimo parcheggio in fondo, ci metteremo una vita per uscire. E così è stato: dopo "soli" 45 minuti primi riusciamo a guadagnare l'uscita del parcheggio e riprendere la strada verso Nimes, dove deposito la mia collega, per rientrare alla base verso le 2. 
Che dramma il risveglio ieri mattina alle 7...

Ma siccome non m'era bastato, ieri sera ho fatto pure Apéroplage numéro 2, stavolta veramente sulla spiaggia perché stranamente non c'era vento. Qualche persona già nota (tra cui il solito Daniel, ormai siamo Pappa&Ciccia), molti sconosciuti, tra cui un ragazzo di Lille da poco trasferitosi qui con cui ho avuto qualche scambio di battute su Berlusconi e maison de retraite. Volevo fuggire in tempo per la partita dell'Italia, ma sono stata trattenuta e ho mancato il primo tempo. Arrivata a casa ho acceso la tv, ho fatto in tempo a vedere il gol di Balotelli... e sono crollata, addio match. 
Mea culpa!





venerdì 6 giugno 2014

Mi primera Féria!

E finalmente inizia la famosa Féria de Pentecôte a Nîmes! 

In realtà, non è che io ami particolarmente corrida e affini, però mi hanno detto che si respira una bella atmosfera in città durante tutta la manifestazione, quindi con le mie colleghe Audrey e Andréa decidiamo di prendere parte alla prima serata di mercoledì.
Partenza da Aigues-Mortes dopo il lavoro, Andréa ci raggiunge a casa di Audrey. 

Prima tappa: Maison Carrée, ci fermiamo per il Roussataio, ovvero 100 cavalli e puledri che vengono lasciati sfilare lungo le vie del centro (seguendo un percorso prestabilito) prime e dopo la course camarguaise (non sapete cosa sia? cliccate qui). 
Subito dopo, facendo bene attenzione a dove mettere i piedi (avete idea di cosa sia una strada dopo il passaggio di 100 cavalli?), ci spostiamo nella Bodega La Macarena, dove gustiamo ottima charcuterie espagnole e un'altrettanto ottima sangria (che incredibilmente è pure economica!) al suono di flamenco e rumba gitana. Visto che Audrey è un'adepta della danza sevillana, accenna pure un ballo col proprietario del locale, e poco dopo assistiamo a uno spettacolo di flamenco... ma siamo sicuri di essere in Francia?

Finito lo spettacolo, visto che alla Bodega il clima è molto tranquillo (ma del resto è solo la prima sera), decidiamo di spostarci. Mi ritrovo così nell'hotel più costoso di Nîmes, l'Hotel Imperator, 4 stelle dove tra gli altri soggiornarono pure Hemingway, Picasso e Cocteau. Tutta gentarella, insomma...

Passata la hall, ci ritroviamo nel giardino, dove una popolazione piuttosto eterogenea sta aspettando che la musica ricominci. 
Audrey mi dice che conosce bene il gruppo che suona stasera, i Sortie de Secours. Visto che hanno iniziato all'ora dell'aperitivo, e continueranno fino a notte inoltrata, si sono concessi una breve pausa. Facciamo in tempo a prendere qualcosa da bere ed ecco che il gruppo riappare sul palco: a primo impatto mi sembrano un curioso incrocio tra i nostrani Divieto di Sosta e le orchestre delle balere per anziani della domenica pomeriggio (sono una decina di persone!). 

La pista all'inizio non è molto frequentata, noi avanziamo e timidamente iniziamo ad accennare qualche passetto. Poco dopo, complice anche la musica (niente male devo dire, non coltissima ma almeno molto ballabile, e anche piuttosto internazionale), la timidezza nostra e degli altri svanisce, e una volta finita la birra e libere dall'impiccio del bicchiere ci scateniamo come matte.

Andréa purtroppo ci lascia verso mezzanotte (è in apertura giovedì), io e Audrey rimaniamo ancora un po': si torna indietro negli anni '80 e '90 (tirano fuori delle canzoni che non ricordavo nemmeno più!) per poi passare di nuovo a musica un po' più attuale, fino alla canzone delle sardine nella scatola (a me sconosciuta) che scatena il delirio totale. 
Ci mancava solo un pirata che dicesse "Corpo di mille balene"...


Alla fine: torno a casa alle 2.30, stanca morta come se avessi fatto una lezione di fitness estremo lunga 5 ore, ma pienamente soddisfatta e felice del fatto che il giorno dopo non lavoro... decido sul momento che andrò al mare.
Detto fatto: ieri sera ero più rossa di un'aragosta! Eppure la crema l'avevo messa...


lunedì 2 giugno 2014

Matrimonio (poco) all'italiana

Ed eccomi qua, di ritorno dalla madrepatria! 

Come preannunciato, ho passato il weekend a casa per l'evento dell'anno, ma che dico dell'anno, del decennio, ovvero il matrimonio di Luca e Claudia. Ora, non se ne abbiano coloro che si sono sposati mentre mi trovavo a Bordeaux, in quel frangente non avevo un soldo e non potevo assolutamente spostarmi; stavolta non è che sia diventata Paperon de' Paperoni ma almeno qualcosetta guadagno, e poi grazie a Mr. Ryanair...

Dunque, sono partita giovedì alle 16 dall'aeroporto di Marsiglia e alle 21 ero a casa, pizza rigorosamente home made (grazie mamma!), doccia e... via all'Agorà dove già stavano prendendo forma gli scherzi da fare agli sposi. 
Venerdì, giri vari tra incombenze (vd commercialista) e visite promesse e non, serata un po' allegrotta (un po' troppo forse, considerando che il giorno seguente la cosiddetta "allegria" sarebbe diventata "delirio").

E veniamo a sabato: partenza alle 17.45 dall'Agorà seguendo il pullman generosamente offerto dagli sposi (ma io sono andata in macchina con Laura, con la convinzione di non voler rientrare troppo tardi, sapendo benissimo di mentire a me stessa), direzione Mogliano: ovviamente, iniziando la cerimonia alle 18, siamo arrivati in ritardo...
Cerimonia con rito civile nel giardino del ristorante, forse non molto convenzionale (ecco spiegato il titolo del post), ma sicuramente a immagine e somiglianza degli sposi (a chi verrebbe in mente di sposarsi con One degli U2 in sottofondo, tanto per dirne una?), semplice e in ogni caso molto apprezzata da noi della cricca.
Se penso ad alcuni lunghissimi, interminabili, eterni matrimoni "tradizionali", qualche volta credo di essere stata ad un passo dallo svenimento...
A seguire ricchissimo antipasto a buffet in terrazza, e poi, senza troppo attendere (come invece spesso accade nei matrimoni "normali", dove gli sposi vanno a farsi le foto in località a 350 chilometri dal ristorante, impedendo di fatto a tutto il parentado e non solo di iniziare a mangiare, cosa che fa lievitare le ore di permanenza del suddetto parentado nel suddetto ristorante) entriamo in sala per accomodarci a tavoli che portano strani nomi di animali australiani -il mio era Quokka-, in riferimento (secondo la mia modesta interpretazione, ho dimenticato di chiedere conferma) all'imminente viaggio di nozze.

Si susseguono varie portate, musica (e già qualche sentore di danze folli), innumerevoli brindisi e calate, intervista doppia agli sposi, filmato che attenta al maquillage della sposa... e dopo la torta (e immancabili amari di ogni genere) ci spostiamo nella saletta accanto dove il dj comincia a "suonare" qualcosa (uso le virgolette perché come dice il mio carissimo Sergino il dj non suona affatto. Avete mai visto un dj con uno strumento?).
Ovviamente io ho la faccia di bronzo e non mi faccio pregare, anche se in pista non c'è nessuno... tempo 5 minuti balliamo tutti.

Come previsto, Laura rientra alla base senza di me, "approfitto" di Mara, Gianluca & Multipla per godermi ancora un po' la serata, che sta volgendo in realtà a mattina... 
Risultato: torno a casa alle 4.30, e per quando libero il letto da tutto ciò che c'è sopra e riesco a capire che la testa va dalla parte della testiera (sennò perché chiamarla così?) passa almeno un'altra ora.
Capirete la mia gioia nel sentire la voce squillante di mia madre che mi chiama tre ore dopo perché devo rifare i bagagli... è già ora di partir!

Segue carrellata di foto. Troppe? No, necessarie.
Auguri agli sposi, vi voglio bene ragazzi!