martedì 25 novembre 2014

Mamma che noia!

Ma chi lo dice che senza lavorare si sta bene? 
All'inizio ero contenta, pensando di avere un sacco di tempo per me, ma dopo una decina di giorni di riposo assoluto non ne posso già più! 
E' vero, potrei approfittarne ancora per fare qualche giretto, ma le condizioni meteo non sono proprio dalla mia parte, quindi mi ritrovo a passare delle lunghe giornate in casa a sperimentare nuove ricette, fare le faccende domestiche (ma senza esagerare!) e... parlare con i gatti!

La settimana scorsa, in una giornata un po' freddina ma soleggiata, sono andata a visitare il paesino di Uzès, a una mezz'oretta da Nimes; centro storico medievale, carino, con Cattedrale e Castello come da copione (ma il Castello non l'ho visitato a) perché troppo costoso e b) perché mi sembrava un peccato sprecare una così bella giornata stando al chiuso), ho avuto la "fortuna" di capitare nel giorno del mercato, una gioia per tutti i sensi perché tra dolci, formaggi, saponi profumati e fiori ce n'era davvero per tutti i gusti! 
Avrei voluto invece visitare il Giardino Medievale, ma essendo ormai la bassa stagione, non riaprirà prima di marzo... dommage!
Mi sono fermata a pranzo in una pizzeria del centro, dove, diffidando delle pizze "classiche" perché comunque c'è sempre qualcosa che non va, ho optato per una Flamiche (crème fraiche, porri, cipolla, formaggio, prosciutto) davvero deliziosa e un'abbondantissima crème brulée. 
Alla fine il proprietario mi ha pure offerto il caffè, sarà perché gli ho fatto pena tutta sola nel mio angoletto a leggere un libro per ingannare l'attesa?

Giovedì sera, giro sulla ruota panoramica con vista sull'Anfiteatro, e a seguire serata Beaujolais alla Bodeguita di Nimes con Audrey e Cloé, un po' freddino ma piacevole (molto chic stare seduti all'esterno sorseggiando vino mentre un pianista suona canzoni universalmente note, ma magistralmente riarrangiate strizzando un occhio al jazz, con tanto di plaid preparati ad hoc dalla direzione in caso di clienti troppo freddolosi).
Venerdì, invece, concerto di Dimoné al Rockstore di Montpellier con Laurie e altre due sue amiche, non senza aver fatto una sostina warm up pre-concerto. 
Infatti, iniziando il concerto alle 20 (lo so, è un orario strano, ma qui funziona così) ci siamo poste il problema se mangiare prima o dopo.
Parlando, viene fuori che da non molto ha aperto a due passi dalla Comédie una pizzeria strepitosa gestita da italiani, "Il Pizzaiolo". Decidiamo di andare lì, ma sono visibilmente in fase di apertura.
Così notiamo a fianco della pizzeria un locale carino, La Fabrik, che per soli 8,50 € ti dà una pinta di birra a loro scelta e una pizza della suddetta pizzeria. Detto fatto: paghiamo in anticipo, andiamo a chiedere la pizza direttamente alla pizzeria, ci sediamo nel locale con le nostre birre e le pizze arrivano qualche minuto dopo. Io ho preso una semplice margherita, ma posso dire che è sicuramente la pizza più buona che io abbia mai mangiato in Francia, e che potrebbe tranquillamente competere con le pizze de noantri...
E il concerto? Simpatico, ma alla fine non conoscendo l'artista lascia un po' il tempo che trova... In compenso il tipo è stato introdotto da un cantautore contrabbassista dal fantastico humour, ho davvero apprezzato.., peccato che non ricordo come si chiami!

E voilà, cerco quindi di ingannare il tempo un po' come posso (tra l'altro, ieri sera sono pure andata a vedere il nuovo film di Woody Allen, Magic in the Moonlight, e sono rimasta profondamente delusa), nell'attesa di poter tornare da Pole-Emploi per consegnare quel che mi manca per questo benedetto chomage e tornare a casa per le vacanze di Natale... 
Non avrei mai pensato di dirlo, ma comincio un po' a sentire la mancanza di casa, forse perché sono quasi sei mesi che non torno, forse perché le Feste si avvicinano... o forse semplicemente perché qui, a parte queste uscitine sporadiche, attualmente mi annoio da morire!

PS: in questo post ho deliberatamente omesso tutti gli accenti circonflessi... sono stufa di fare copia-incolla da Word!
Langue française, je te demande pardon.


giovedì 20 novembre 2014

Burocrazia... la linfa vitale mi porti via!

Come da copione, la storia si ripete: lunedì vado a iscrivermi dale-Emploi per avere il sussidio di disoccupazione, portando tutti i documenti elencati nella lista che mi hanno mandato al momento in cui ho preso appuntamento online, e invece... scopro che mi manca qualcosa!!
Innanzi tutto, pignolissimi, vogliono l'originale dell'Attestation le-Emploi e del Certificat de Travail che mi ha rilasciato Culturespaces (e invece io ho portato ahimé delle fotocopie), l'Attestation dei miei extra di novembre (che non ho ancora ricevuto da Parigi) e vogliono vedere la Carte Vitale (la vera, l'originale) di cui sono ancora sprovvista e che mi arriverà tra qualche mese. La tipa mi dice che non sarò penalizzata per questo ma che dovrò presentarmi subito qui appena la riceverò...

La cosa più grave, però, è che, essendo straniera, dovrei essere munita di un modulo U1. 
E qui sgrano gli occhi: che diavolo è?? 
Ebbene, se qualcuno tra voi vuole espatriare, lo sappia: prima di partire, bisogna farsi fare un modulo U1 che attesti le attività lavorative svolte in qualsiasi altro Paese UE. 
Io a febbraio sono partita talmente in fretta che questa cosa non mi ha neanche sfiorato il cervello.
E visto che in Francia (non so negli altri Paesi) per darti la disoccupazione vogliono sapere tutto quello che hai fatto negli ultimi 4 anni, è indispensabile questo benedetto U1.

Bene, dico alla tipa, a chi devo chiederlo in Italia? 
Non so, mi risponde.
Wow, ma sono la prima straniera che ti capita? Mi sembra strano, ma tutto può essere... Torno a casa, cerco su internet: sembra che sia di competenza dell'INPS. Una mail al mio commercialista in Italia, che mi conferma: è l'INPS che lo rilascia. 

Ok, cerco il numero dell'agenzia di Tolentino, ma ahimé una volta digitato il numero sei reindirizzato al Call Center, dove prima mi risponde un'operatrice che mi chiede di attendere in linea e riaggancia (?), mentre la seconda volta mi risponde un'altra tipa che mi aggredisce verbalmente appena pronuncio "U1" dicendomi "eh ma Signora (!) non siamo noi che rilasciamo queste attestazioni, questo è il Call Center (l'ha chiamato in un altro modo, non ricordo quale, quasi per darsi un tono), noi siamo qui per informare, gna gna gni gna gna gna...", brutta idiota, se mi lasciassi finire di parlare capiresti che volevo appunto solo chiederti DOVE CACCHIO LO TROVO QUESTO STRAMALEDETTO MODULO! 
Esterrefatta, chiudo la chiamata.

Mando una mail alla sede INPS di Tolentino, sottolineando che la cosa è urgente (ho tempo fino al 1° dicembre), qualcuno risponderà... Ingenuo ottimismo. Mai risposta arrivò.
Mi preme dire che, pensando di tornare un giorno in Italia, mi è venuto in mente che è valido anche l'inverso, quindi un giorno avrò bisogno di un U1 per il periodo lavorato qui. Trovato che è la DIRECCTE du Gard che lo rilascia, mando una mail per avere conferma. Il tipo mi risponde dopo sole tre ore, con un elenco di documenti da inviare scansionati per mail per ottenere il modulo. 
Ancora una volta, Francia batte Italia (non ne avevo alcun dubbio).

E siccome chi fa da sé fa per tre, trovo su internet una copia in PDF del modulo, lo invio via mail a mio padre, il quale lo porta dal mio commercialista che lo riempie per quanto riguarda i redditi degli anni scorsi; il suddetto mio padre si reca stamattina all'INPS per farlo compilare riguardo ai miei contributi e firmare da non so chi, e, guarda caso, si imbatte nella tipa che HA RICEVUTO LA MIA MAIL E L'HA PURE STAMPATA ma che, invece di rispondermi, come avrebbe fatto una qualsiasi persona normale, ha pensato "ma come ha fatto ad arrivarmi questa mail dalla Francia, mi conoscono pure là?" (parole testuali della tipa a mio padre).

Di fronte a parole del genere, come avere voglia di tornare in un Paese, anche se è il tuo Paese, che è fermo al Medioevo per usare un eufemismo e dove persone di tale calibro occupano i posti che occupano? Perché tanta mediocrità? 
E soprattutto, come frenarsi dall'irresistibile desiderio di spaccarle la faccia?

In breve, il documento sarà pronto per martedì prossimo (in teoria), e i miei dovranno spedirmelo per posta perché la signorina Pôle-Emploi vuole l'originale. Ma sarò felice e tranquilla solo quando lo avrò nelle mie mani, perché visto com'è iniziata questa storia può anche darsi che la busta vada persa durante il tragitto...
Speriamo di no!

venerdì 14 novembre 2014

Le village du "13"

Nuovo episodio di piogge annunciato per questo weekend (allerta arancione in diversi dipartimenti del Sud-Est), con Audrey approfitto di un inaspettato giovedi' di sole e cielo terso per andare alla scoperta di un altro inconturnable della zona... di che sto parlando? Ma di Châteauneuf du Pape, paesino a pochi chilometri da Orange, sede della prestigiosa AOC omonima.
Per i neofiti... vino!!!

Decidiamo di prendercela un po' comoda, cosi' dopo essermi preparata un panino per il pranzo (mica possiamo sempre mangiare al ristorante, siamo quasi disoccupate!) parto alla volta di Nîmes, passo a prendere Audrey a casa sua e ci dirigiamo verso la meta. 
Avendo io poca fortuna con le sbarre (vi ricordate quella del parcheggio di Aix?), all'uscita dell'autostrada il mio biglietto risulta "illeggibile" alla macchinetta, quindi mi vedo costretta, ancora una volta, a citofonare all'assistenza per permettermi di pagare e soprattutto di farmi uscire (la terza volta che succede cio' in nove mesi, credo sia un record da Guinnes dei primati).
Proseguiamo fino a Châteauneuf tra vigne dai colori indescrivibili (ma che fortuna venire qui con questo sole meraviglioso!), parcheggiamo, breve sosta all'Ufficio Turistico per prendere qualche dépliant e poi via, alla scoperta del villaggio, sormontato dalle rovine del Castello, fatto costruire da Papa Giovanni XXII nel XIV secolo. 
Dalla cima della collina si gode di un panorama favoloso a 360°, dominato al solito da sua maestà le Mont Ventoux, che ormai ho imparato a riconoscere grazie alla sua sommità "desertica"; le rovine del castello, maestose ed imponenti, lasciano solo immaginare lo splendore di questa residenza secondaria dei Papi di Avignone. 
Scendendo di nuovo in paese, percorriamo ancora viuzze e vicoletti dalle immancabili persiane azzurre (ma quanto mi piacciono?): un percorso che un essere umano qualunque, ad un'andatura normale, percorrerebbe in massimo dieci minuti, ma noi, colte dalla sindrome del turista giapponese, ci mettiamo almeno mezz'ora per tornare alla macchina a consumare l'agognato (e spartano) pranzo.

E nel primo pomeriggio ci dirigiamo al Musée du Vin Brotte (di proprietà della famiglia Brotte, produttrice di vini dal 1931), appena fuori dal centro storico, dove un'audioguida gratuita ci conduce alla scoperta del mestiere del vigneron. Scopriamo tutti i segreti dell'AOC Châteauneuf du Pape, compreso il fatto che qui sono tredici i vitigni utilizzati per produrre questi vini di altissima qualità (da qui il titolo del post). Percorso un po' tecnico ma interessantissimo (e ho scoperto di avere ancora dei ricordi di quanto appreso a Bordeaux), la visita si conclude con una degustazione commentata (gratuita) di 4 vini, tra cui la celeberrima Fiole du Pape. Che meraviglia per i sensi!

Ultima tappa: la Chocolaterie Castelain. Avevamo letto che qui facevano degustazioni con accostamenti vino-cioccolato, ateliers, ecc. ecc., e invece somma delusione: non siamo nella stagione buona, il tutto si è già concluso e la Chocolaterie in questo periodo altro non è che... un negozio di dolci artigianali! Ma ormai siamo qui, e che fai... non compri? Certo!
Magra consolazione: all'uscita troviamo nel sacchetto un quadratino, grande due pollici (miei, quindi piccoli), di (ottimo) cioccolato fondente amaro, che mostriamo orgogliose nella foto qui sopra.
E ce ne torniamo a casa, non senza esserci prima un po' intrufolate in un castello-hotel quattro stelle per rubare (ancora!) qualche scatto!

PS: buon compleanno, poulette!


martedì 11 novembre 2014

I love me balader

Mio Dio, ormai sono entrata talmente nel mio ruolo di "immigrata" che stavo iniziando a scrivere il post... in francese! E che dire quando ho le parole in francese ma non trovo quelle corrispondenti in italiano, pure mentre parlo su Skype con i miei? 
Fortuna che la pubblicità della San Pellegrino con Pierfrancesco Favino, Suor Cristina (o Soeur Cristinà, come la chiamano qui) su tutti i canali tv e stazioni radio e Montalbano su France 3 (Montalbano e Mimì Augello che parlano francese sono ai limiti della cacofonia!) mi riconducono di tanto in tanto alle mie italiche origini...

Passata la mia prima settimana da "senza lavoro scansafatiche", o fainéante come sarei definita qui, mi concedo ancora dei giretti di approfondimento culturale locale. Ad esempio, sabato pomeriggio, con Audrey e Cloé, siamo andate a visitare le rovine dell'oppidum gallo-romano di Laudun-l'Ardoise, a una cinquantina di chilometri a nord di Nîmes. In realtà l'oppidum si trova in cima alla collina dietro al paesino, su un altopiano chiamato le Camp de César, che chiamare altopiano è quasi riduttivo: una volta in cima si ha una vista mozzafiato sulla valle del Rodano e sul Monte Ventoso.

Mura romane che ancora conservano una torre, la porta d'ingresso, una basilica di epoca augustea, il foro... tutto ben tenuto, peccato la penuria di cartelli esplicativi che forse avrebbero aiutato un po' di più la comprensione del sito (che però è aperto a tutti e ad ingresso gratuito, e che bisogna guadagnarsi dopo un'"ascensione" piuttosto ripida di 600-700 metri).
In compenso ogni tanto ci sono riproduzioni di statue di vari personaggi, e noi al solito non abbiamo resistito e ci siamo dovute fare delle foto un po' à la con sedute sulle ginocchia del prefetto dell'annona... 
Scese dall'altopiano, breve sosta goûter al parcheggio, dove Cloé tira fuori delle brioches alle gocce di cioccolato che servono a compensare le energie perse durante la "scalata". Sulla via del ritorno, piccola fermata in paese, dove visitiamo la chiesa Notre-Dame-la-Neuve, tanto maestosa, gotica, massiccia e possente all'esterno, quanto deludente all'interno (completamente snaturata e con le enormi finestre murate!). 
Riprendiamo mestamente la via del ritorno sul far della sera... e visto che la sera prima abbiamo fatto pure un po' baldorietta a Nîmes (tra la soirée Talons Fromage e il Barberousse) sabato sera non metto il naso fuori di casa!

E oggi, 11 novembre, festa nazionale, con Audrey siamo andate alle Saintes-Maries-de-la Mer per il Festival d'Abrivados, una sorta di "corsa" dei tori guidati dai gardians a cavallo. Inizio con un'ora di ritardo (ma prima c'erano pure le celebrazioni per l'armistizio della 1a Guerra Mondiale), vento gelido che ha impazzato per tutta la giornata (come sempre accade qui), abbiamo aspettato l'arrivo della "corsa" a pochi passi dall'arena. 
Certo, se avessimo visto i cavalli correre sulla spiaggia, criniere al vento, con le onde a fare da sfondo (immagine suggerita sapientemente da Audrey) sarebbe stata tutta un'altra cosa... ma forse avrebbe fatto un po' troppo cliché!

Pranzo di pesce non molto distante (ho mangiato un gratin da leccarsi i baffi), e pomeriggio al Parco Ornitologico Pont de Gau a qualche chilometro dal paese. 
Cicogne, aironi cenerini, anatre di ogni sorta, pure una nutria che si puliva al sole e un pesce che è spuntato dall'acqua chiedendoci del cibo, ma sono i fenicotteri a prevalere. Già si fanno sentire appena entri nel Parco (fanno un verso assordante!), ma poi quando li vedi lì, tutti insieme, tutti rosa, sono davvero impressionanti! A parte il fatto che hanno una "faccia" e uno sguardo un po' tra il sornione e il tonto (e qui mi viene in mente la scena di Alice nel Paese delle Meraviglie in cui la Regina di Cuori invita Alice a giocare una partita di croquet), ma la cosa meravigliosa è che fanno tutti gli stessi movimenti, e quando assistiamo alla loro "merenda" (nel Parco è il personale che li nutre), si muovono come pecore avanti e indietro, ne basta uno che si sposta... e via! tutti gli vanno dietro.
Roba da matti!

Ma se oggi è stata una giornata piuttosto a tema "naturale", la prossima sarà "che goduria per le papille gustative". Volete sapere perché?
Aspettate la prossima puntata.



martedì 4 novembre 2014

Enfin...libre!

E voilà, ottobre se n'è andato e sto per diventare ufficialmente una chômeuse... 

Infatti, nonostante faccia ancora qualche ora qua e là, ho già potuto prendere rendez-vous con un consigliere Pôle Emploi per vedere un po' quello che mi tocca... Nel frattempo, prima di tediarvi ancora una volta con le mie beghe burocratiche (ma quando ce vo', ce vo'), mi godo la mia ritrovata libertà.

Già venerdì, mio primo giorno di riposo, non mi sono riposata per niente, ma ho fatto Arles tappa seconda. Come forse qualcuno ricorderà (non ricordate? male!) ad aprile avevo acquistato un biglietto valido per tutti i monumenti della città, ma ovviamente non avevo potuto vedere tutto in giornata, così mi ero ripromessa di tornare, anche per vedere la mostra su Van Gogh. 

Troppo tardi, la mostra è già finita, ma in compenso ho potuto vedere le Terme di Costantino, il Museo Réattu (cui appartiene il Picasso a lato) e la necropoli Alyscamps. 
Come solito, accoglienza tiepiduccia del personale, nessun supporto di visita, ormai ci ho fatto il callo, Arles è così. 
Ma, penso, per fortuna a pranzo troverò la fantastica tarte ai porri, mozzarella e zucchine al Grillon, dove avevo mangiato l'altra volta. Mi siedo, ordino e già noto personale diverso: vabbé, mi dico, avranno cambiato camerieri. E invece no, purtoppo tutto è cambiato: la mia cara tarte fait maison ha lasciato il posto ad un'untuosissima pasta sfoglia industriale con un miscuglio imprecisato al di sopra... Se non l'avessi saputo, mai e poi mai avrei indovinato gli ingredienti!

Così, abbastanza delusa dai monumenti e direi scioccata dal pranzo, rientro nel primo pomeriggio, e trovo già gente mascherata per strada. E sì, perché è Halloween, che notoriamente io detesto: e non è un caso che la sera stessa partecipi ad una serata dichiaratamente anti Halloween dove la parola d'ordine è... venite vestiti normali!

Ma niente baldoria, il sabato sveglia presto perché con Audrey abbiamo programmato una giornata a Aix-en-Provence. Meeting point a Arles, dove carico ma poulette e quella matterella di Cloé, e via, ci dirigiamo verso la meta.
C'è da dire che "programmato" è proprio il termine giusto per definire la giornata: infatti Audrey, da vera professionista del turismo (persino più pignola di me) ha stilato una lista degli immancabili di Aix, con tanto di piantina a fronte, e addirittura ha già calcolato quanto spenderemo a testa tra carburante e autostrada... A questo punto, non resta che lasciarsi condurre dal navigatore direttamente a casa di Césanne!

Sembra facile, in realtà credo abbiano cambiato diversi sensi di marcia in centro città perché il navigatore ha perso completamente la bussola una volta arrivati là. Fortunatamente, il mio navigatore "umano" (ma poulette, appunto) mi indirizza un po', e dopo aver vagato una decina di minuti per trovare parcheggio, finalmente approdiamo all'atelier del Maestro.

Che dire, un'emozione: pensare che lì sono nate tutte le nature morte che ho visto sui libri di storia dell'arte, guardare fuori dalle finestre e vedere quella luce così intensa che si ritrova sulle tele, vedere ancora tutti i suoi oggetti al loro posto... peccato che le foto siano vietate!

Riprendiamo la macchina e ci ri-dirigiamo verso il centro (l'atelier di Cézanne è nella parte alta della città). 
Rassegnate all'idea che mai e poi mai troveremo un parcheggio gratuito e all'aria aperta, ci dirigiamo verso il parcheggio sotterraneo a (lauto) pagamento. In genere io ho un po' il terrore di questi parcheggi: ho paura di non ritrovare la macchina, di non trovare l'uscita per i pedoni, di restare bloccata sottoterra... ma stavolta mi dico: sono in compagnia, che vorrà succedere? 
Fila chilometrica, prendo il biglietto all'ingresso (livello -3), e che succede? Non si alza la sbarra. Fortuna che c'è un omino più in là dietro il vetro, che lavora pure se è il 1° novembre, mi sbraccio un po' e gli faccio cenno che la sbarra non si alza. Mi dice: ma il biglietto ce l'hai? Lo sventolo in aria. E l'omino mi alza la sbarra. Da notare che è già la seconda volta che mi succede, ma l'altra volta era in uscita dall'aeroporto di Marsiglia... molto peggio, mi ero già immaginata di dover passare la notte nel parcheggio.

E quindi, uscite a riveder le stelle, ci troviamo accanto all'Ufficio turistico. Salutata a modo nostro la statua di Cézanne, che qui è veramente ovunque, percorriamo Cours Mirabeau, andiamo a dare un'occhiata ai lavori all'Hotel de Caumont, sito Culturespaces che aprirà a maggio dell'anno prossimo, e a pranzo ci spariamo un bel (e buono) piatto di cannelloni al brocciu, formaggio còrso.
In terrasse, al sole di Provenza... che chiedere di più?

Pomeriggio: Musée Granet (anche qui foto vietate, sigh), Cathédrale Saint-Sauveur (mio Dio, quanti stili sovrapposti!), Pavillon de Vendôme (dove Cloé ha fatto la Petite Sirène a bordo della fontana) e in mezzo piazze, vie, vicoli e vicoletti pieni di gente, boutiques e negozi di ogni leccornia concepita dall'essere umano provenzale (uno su tutti: il calisson). Ma essendoci ingozzate come oche a pranzo, siamo state brave e non ci siamo fatte tentare... solo qualche tartelette al cioccolato sulla strada del ritorno!

PS: questo post è dedicato a Audrey, che domattina avrà qualcosa da leggere che la terrà occupata almeno 5 minuti (e altri 5 per tradurre le parole che non sa), cosa che le farà pesare di meno la mia assenza e la sua grande solitudine al lavoro, in questo periodo di secca turistica.

Un ringraziamento particolare a Cloé per le tartelettes, squisite!