sabato 24 maggio 2014

Riflessioni in libertà...

Mancano ormai pochi giorni al mio rientro a casa (temporaneo, causa matrimonio!), e mi sorge spontaneo un bilancio di questi tre mesi e mezzo trascorsi qui. 

Devo dire che non mi pare vero che sia passato così tanto tempo dalla mia partenza, forse mi sono ambientata a tal punto da aver trovato una mia normalità, una mia routine (solitamente il solo pronunciare questa parola mi fa venire l'orticaria, invece adesso riesco quasi ad apprezzarla, pensa un po'). 
Qualche volta, però, come in un improvviso distacco da me, mi ritrovo a pensare: ma come caspita ti è venuto in mente di lanciarti in questa "avventura"? Ma la stai vivendo veramente? Si è trattato di coraggio, incoscienza o di un mix dei due?
E subito dopo, ritornando in me, mi crogiolo in una sorta di autocompiacimento, perché in fondo sono proprio soddisfatta di questa scelta e ancora di più di avercela fatta da sola. 
Certo che la psiche umana fa certi giri... a volerla seguire c'è da perdersi!

Poi c'è l'aspetto linguistico: a differenza di quando ero a Bordeaux, qui sono perennemente, sempre e solo a contatto con francesi (tranne gli stranieri che vengono a vedere il film, ma in quel caso anche il mio inglese ci guadagna), il che mi permette di ampliare a più non posso il mio vocabolario; si imparano anche un sacco di espressioni colorite (che non sto qui a ripetere!), e altre che sono molto simili alle nostre, una su tutte: dans le cochon tout est bon, modo elegante per dire che de lu porcu non se butta via gnente... è senz'altro più chic!

E poi, a rompere la routine, luoghi diversi dove conosci persone, che a loro volta ti fanno conoscere altre persone e altri luoghi, situazioni esilaranti, gente che ti invita a destra e a manca, scoperte culinarie, bizzarìe naturali (vedi il doppio arcobaleno spuntato fuori ieri sera dopo un bel temporalozzo mentre facevo l'aperitivo in quel di Villeneuve-lès-Maguelone)...
Santo cielo, che tourbillon!


venerdì 16 maggio 2014

Avignon (non non non!)

Insolito giovedì di riposo, che faccio che non faccio, mercoledì sera decido di fare il mio giro Avignon/2.
Già perché l'ultima volta che sono venuta ad Avignone (del resto era pure la prima) avevo giusto fatto in tempo a visitare i "classici", ovvero il Palazzo dei Papi, il celebre Ponte e l'appena meno famoso Petit Palais. Quindi perché non approfittare ancora una volta della fantastica possibilità di visitare monumenti gratis, grazie al magico biglietto in dotazione Culturespaces?

Mi alzo a un'ora ragionevole, e già mi si presenta un fattore odioso: Mistral a più non posso. Accendo la radio, il meteo annuncia raffiche fino a 80-90 km/h. E va bé, sarà (di nuovo) windy-Avignone.
Come al solito, cerco di evitare l'autostrada a) per non pagare il pedaggio e b) perché mi piace di più passare per campagne e paeselli. E proprio in mezzo alle campagne, tra St. Gilles e Beaucaire, accade quello che non mi aspetto: un'improvvisa folata di vento fa piombare sulla mia macchina una pietra, una zolla di terra o non so cosa, proveniente dal camion che percorre la strada in direzione opposta. La strada è stretta, è costeggiata da un fossato e non c'è banchina: mi vedo piombare addosso questo "proiettile" e non posso fare nulla. Forse chiudo gli occhi pensando che venga a schiantarsi allegramente sul parabrezza, so solo che sento una gran botta. Il parabrezza è intatto, mi giro verso il finestrino, integro anche questo; è in questo istante che vedo la lampadina della freccia posta sullo specchietto che penzola allegramente. DRAMMA! 
Percorro ancora qualche centinaio di metri, poi finalmente posso fermarmi a constatare i danni: mascherina esterna dello specchietto totalmente incrinata, ma con tutti i pezzi ancora in loco, con conseguente fuoriuscita della freccia integrata, che funziona ancora perché il cavo è rimasto attaccato, ma non regge più perché il tutto si è allentato.

Come caspita faccio a arrivare dove devo arrivare e tornare dove devo tornare, senza perdere i pezzi? 
A questo punto esce fuori il MacGyver che è in me: mastico due gomme e ci incollo la freccia (lo so, fa un po' schifo ma funziona, ed è questo che conta).
Giusto il tempo di rendermi conto che in fondo mi è andata più che bene, e riprendo la marcia.

Ora, di fronte ad Avignone, sulla sponda opposta del Rodano, c'è un grazioso paesino di nome Villeneuve-lès-Avignon, famoso per la Torre di Filippo il Bello, il Fort Saint-André e la Chartreuse. Parcheggio sotto la Torre, ancora avvelenata per la faccenda dello specchietto, ed entro nella biglietteria. So già che devo pagare (qui il biglietto magico non ha valore), ma l'addetta mi dice che la terrazza in cima alla Torre est interdite perché M. le Mistral tira troppo forte. Tengo a precisare che la terrazza con vista su Avignone è l'unico interesse della Torre, visto che è completamente vuota, se si escludono due pannelli di cronologia.
L'addetta, non molto simpatica in realtà, mi comunica anche che il Fort Saint-André è chiuso per sciopero dei funzionari pubblici - ma queste cose non succedono solo da noi? - e che non ha notizie della Chartreuse. 
Wow, che...fortuna! Ho beccato proprio il giorno migliore!
Voglio verificare se almeno posso visitare la Chartreuse, così scendo a piedi nel paesino (pure carino, in realtà) e, dopo un giretto a vuoto, becco finalmente la strada giusta: è aperto! Costruzione meravigliosa, affreschi di Matteo Giovannetti, chiesa dal sapore un po' romantico-decadente per via dell'abside crollata nell'800... finalmente mi risollevo un po' il morale, il quale ritrova una sua quasi normalità dopo una galette complète & caffé Chez Lili.

Ritorno (in salita, col vento che non accenna a diminuire) verso il parcheggio, riprendo la macchina e attraverso il Rodano per parcheggiare all'Ile Piot, dove una comoda navetta gratuita mi porta al centro di Avignone. La volta scorsa avevo letto del Musée Angladon, dove sono conservati dei Modigliani, Cézanne, Degas, Sisley, Picasso... e in più fino al 15 giugno c'è una mostra sul mio adoratissimo Toulouse-Lautrec. Un paradiso insomma!
Senza una minima esitazione mi dirigo al Museo e una volta entrata posso ammirare dal vivo le litografie che ritraggono Aristide Bruant, Loie Fuller, La Goulue, Yvette Guilbert, Jane Avril... sono e-sta-sia-ta. Piena di entusiasmo salgo le scale per ammirare la collezione permanente, ma scopro che ci sono solo 7 stanze e soprattutto... che gli artisti sopra citati sono presenti con una sola opera a testa (2 per Degas e 4 disegni di Picasso)! Ah, dépliant illusorio!
Per finire la giornata no, volevo fare un giro sulle Croisières Mireio per vedere Avignone dal Rodano, ma a questo punto c'è talmente tanto vento da non riuscire a tenere gli occhi aperti, e mi vedo costretta a rinunciare.
Torno mestamente verso la fermata della navetta, e durante il tragitto verso il parcheggio (mentre ripenso ancora alla faccenda dello specchietto) faccio un bilancio della giornata: certo che se non era per Toulouse-Lautrec, oggi facevo proprio meglio a restare a casa! Eh mince...

lunedì 12 maggio 2014

C'est la fête!

E finalmente nuovo weekend tutto per me! 

Comincio bene andando a cena venerdì sera con la mia collega Audrey e le sue amiche per una soirée filles, per un totale di 9 matte scatenate. Siamo a Nimes, ristorante L'Imprévu, poco lontano dalla Maison Carrée, ambiente sobrio e allo stesso tempo ricercato. 
Appena il cameriere ci consegna il menù, la scelta si rivela assai ardua: il ristorante è noto per i suoi risotti, ma come rinunciare a un bel piatto di charcuterie espagnole à partager? Con Audrey nessun dubbio: prima del risotto ci smezziamo un bell'antipastino di chorizo, jamòn serrano et compagnie
Nell'attesa, sono piacevolmente sorpresa dal vino, che non conoscevo assolutamente: le ragazze sono fans dell'Uby, vino bianco della Guascogna, fruttato, freschissimo, che convola perfettamente a nozze con l'antipasto che arriva poco dopo.

So che mescolare antipasto di affettati e primo di pesce è follia per i puristi culinari, ma sinceramente appena mi si palesa un risotto asparagi e noix Saint-Jacques non capisco più niente e quindi pace all'anima dei puristi, il piatto è mio. 
Una vera e propria goduria, se devo proprio proprio fare un appunto io avrei messo una puntina d'olio in meno, ma posso soprassedere... 
Sarà stato l'olio di troppo, l'antipasto o il quintale di burro che ho tartiné sul pane, non ho più spazio (stranissimo!) per il dessert, e mi trovo contenta così. 
Ma se lo stomaco a questo punto dice grazie, il portafogli piange: eh sì, perché al momento di pagare il cameriere ci annuncia candidamente che i tickets-restaurant sono accettati solo a pranzo, quindi ci attacchiamo allegramente al tram, tanto per usare un eufemismo, e ci tocca pagare per l'intero. 
Quando ho appreso la notizia, ho avuto l'impressione che le Saint-Jacques mi si rianimassero inside.

A seguire, after dinner al Barberousse, sorta di pub vascello (avete presente l'Hook a Civitanova? Simile, ma con circa il 230% di gente in più) che mi accoglie con un'inattesa "Bella Ciao" in sottofondo! 
Troppa gente, troppa gente, io non ho più l'età...

E ieri finalmente il famoso Apéroplage: più o meno in 30 abbiamo risposto all'appello di Gaby (ancora lui!), ma visto che c'era troppo vento abbiamo dovuto rinunciare alla spiaggia e trovare rifugio un po' più in là, vicino a una siepe a ridosso di alcune abitazioni apparentemente vuote per il momento. 

Ognuno ha al collo un cartoncino col proprio nome e una parola che lo caratterizza (d'altronde la serata si chiama Entre mots et merveilles), così anche il meno fisionomista è in una botte di ferro.

Iniziamo l'aperitivo, la zona bar si fa sempre più interessante, passiamo ai dolci sul far della sera (mio primo salame di cioccolato prodotto oltralpe), senonché a un certo punto notiamo una luce che si accende sul balcone di una delle suddette case. 
E qui, vera classe, coup de théatre: Gaby prende il vassoio del salame di cioccolato e mi dice di seguirlo, per andare a citofonare alla vicina e invitarla a unirsi a noi in segno di scusa per il disturbo che forse le stiamo arrecando. La tipa ringrazia, dice che è appena uscita dalla doccia e forse ci raggiungerà più tardi.
La cosa meravigliosa è che durante tutto il dialogo Gaby fa bene attenzione a tenere il vassoio in favore di telecamera, mi domando se la signora abbia capito di cosa si trattasse... Scena memorabile.

E dopo neanche mezz'ora, mi sento a casa: una macchina della Police Municipale si ferma proprio davanti a noi, cala il silenzio, pensiamo che i "vicini" li abbiano chiamati perché in qualche modo disturbati, e invece poi ci dicono solo di smettere con la musica (qualcuno aveva iniziato a strimpellare una chitarra) perché potrebbe dare fastidio. 
Lungo una strada dove si trovano decine tra locali e discoteche, non vedo come una povera, piccola chitarra potrebbe dare fastidio...manco all'Agorà!

Poi per fortuna nessun altro imprevisto: della vicina nessuna traccia, la serata è assolutamente fantastica, facce già note, altre new entries, vento che si placa... non vedo cosa si possa chiedere di più.



lunedì 5 maggio 2014

Weekend sétois

Ahhh, quelle semaine! Mentre le vendite al Cinema decollano letteralmente (merito del ponte del 1° maggio, delle vacanze scolastiche ma soprattutto delle straordinarie capacità di marketing delle bigliettare, di cui trovate un ritratto impietoso alla pagina Photos), questa settimana ho dovuto trovare il tempo di dedicarmi alla cucina. Tra lavoro, spesa, faccende domestiche, corso di stretching zen (ma ve l'avevo detto che a marzo avevo iniziato un corso di stretching zen? se no, ora lo sapete) dal sito OVS mi spuntano inviti come funghi, quindi che fai, non ci vai? 
Ma certo che sì!

E così giovedì 1° maggio, dopo una giornata estenuante fatta di DISPENSOSORRISIAIOSA e SONOGENTILEECARINACONTUTTI, mi reco a Sète dove Gaby (l'organizzatore del Petit Troc) questa volta si è inventato un aperitivo-cena sotto forma di picnic in cima al cucuzzolo del Mont Saint Clair. 
Ovviamente arrivo in ritardo, visto che faccio chiusura e naturalmente i conti della cassa non tornano, e trovo gli altri su una panchinetta a mangiare sushi e sorseggiare vino...in un clima assolutamente polare! Nonostante il sole, il caspiterino di Mistral quassù si fa proprio sentire, e nonostante abbia addosso già 2 giubbetti (avevo immaginato che fosse fresco, ma non pensavo così tanto) sto letteralmente gelando. Gaby è talmente gentile da prestarmi un ulteriore giubbotto, preso direttamente a casa sua, posteggiata a due passi (posteggiata, sì, visto che trattasi di un camper). 
Per la cena, parcheggiato il camper di traverso per farne una barriera frangivento, quiche, insalata, dolce (preparato con le mie manucce), vino rosso e bianco, musica di sottofondo, discorsi interessanti... abbiamo sfidato Eolo, ma ne è proprio valsa la pena.
(ringraziamento particolare per la foto a Bruno!)


E ieri sera mi ritrovo ancora una volta a Sète, e ancora una volta a cena con Daniel e Céline. 
Daniel ci ha invitato a casa sua (doveva esserci anche un quarto banchettante, ma ha dato forfait) per mangiare la sola, inimitabile, unica Tielle sétoise, una specie di torta salata farcita di calamari e polipo o seppia e salsa al pomodoro piccante (tra l'altro piatto di origine italiana, mi segnalano): una roba da leccarsi i baffi, tant'è vero che faccio il bis (in realtà, reitero pure la quiche porri e roquefort di Daniel e il cake melanzane e feta di Céline, però questa  è un'altra storia...). 
A lato, il taglio solenne della suddetta.

Ma, inevitabilmente, il finale culinario è mio: come non concludere questo pasto luculliano con un bel tiramisù ad personam?
Mancandomi un recipiente per farne uno unico, infatti, ho dovuto utilizzare vaschette "personali" in alluminio, col risultato che ognuno si è mangiato a dir poco mezzo chilo di tiramisù, il che, sommato al resto della cena e alle due bottiglie di vino gentilmente messe a disposizione del padrone di casa, personalmente mi ha dato del filo da torcere... 
Fortuna che tra il pasto e il ritorno a casa abbiamo avuto scambi di opinioni su quasi tutti gli argomenti su cui si possano avere delle opinioni, e quindi al momento di mettermi al volante ho ripreso un po' di brio (contrariamente a quanto penseranno i più maligni, il filo da torcere me l'ha dato più tutto il ben di Dio che mi sono mangiata che il vinello, che tra l'altro era pure ottimo).

E prossimo weekend, Apéroplage (ma quant'è fico abitare vicino al mare?)!